Val Vecia – Enego - B&B Puffele

ITINERARIO

CENNI STORICI

Il Monte Grappa rappresenta, assieme al Pasubio, uno dei complessi montani più imponenti del nostro percorso, ha una storia bellica più breve, i combattimenti durano un solo anno ma sono di una complessità e intensità difficilmente superabili. Le attività iniziano sulla montagna ben prima dei combattimenti, ed è una conseguenza della Straexpedition del 1916, il generale Cadorna, in previsione di un ritorno offensivo nel 1917 aveva deciso di rafforzare tutto il complesso montano, creando così uno sbarramento allo sbocco della val Brenta e ad eventuali provenienze dal Bellunese.

Plastico austriaco del Grappa

La montagna era completamente sguarnita, con accessi difficilmente utilizzabili in caso di battaglie, Cadorna promuove una serie di imponenti lavori per trasformare la montagna in una fortezza inespugnabile e facilmente raggiungibile. I lavori vengono affidati al colonnello del genio Dal Fabbro, in un anno la strada viene completata, parte da Romano Alto (196 mt.), passa per Campo Solagna, valle San Lorenzo, Coston, Meda, raggiungendo dopo 32 chilometri la vetta del monte a quota 1776 metri, la pendenza supera in pochissimi casi il 7%. Per raggiungere e rifornire le altre zone del massiccio vengono realizzate varie diramazioni, quella più a nord raggiungeva Col Moschin, Col Bonato e il monte Prassolan. I lavori vengono facilitati dalle numerose teleferiche e vari acquedotti che alimentavano le riserve d’acqua su una montagna che ne era totalmente priva.

Piantina strada Cadorna

In contemporanea al sistema viario si lavorava allo scavo dell’imponente sistema difensivo in caverna sulla cima, meglio conosciuto come “Galleria Vittorio Emanuele III°”. Una vera fortezza sotterranea con uno sviluppo di oltre 5 chilometri, le postazioni blindate per mitragliatrici erano 70 e coprivano tutti gli accessi alla cima, era armata con 23 batterie di diverso calibro per un totale di 92 bocche da fuoco, disponeva inoltre di numerosi osservatori d’artiglieria, riflettori, infermerie, serbatoi per l’acqua e depositi viveri, protetta contro i gas aveva un’autonomia di 15 giorni. Per completare il sistema difensivo erano state realizzate sull’intero massiccio numerose caverne per le artiglierie e per ricoverare i reparti, le trincee era un vero e proprio reticolo che ricopriva tutta la montagna, in particolare sull’asse tra il caposaldo di Col Campeggia e Col Bonato era previsto il dislocamento di 42 batterie per battere, in caso di necessità, il prospicente Altopiano di Asiago.

Panorama Grappa

Nell’autunno del 1917 i lavori erano in gran parte completati, in tempo per confermare le più disastrose previsioni di Cadorna; la 14ª Armata austro-tedesca comandata dal generale Otto von Bellow sfonda le linee fra Plezzo e Caporetto tenute dalla nostra 2ª Armata. La ritirata compromette le posizioni della 3ª schierata sul basso Isonzo e della 4ª sul fronte dolomitico, questa è costretta a lasciare le munite posizioni montane conquistate col sacrificio e col sangue dei nostri soldati, il movimento costa comunque numerose perdite. Il bellunese viene abbandonato al nemico avanzante, si perde tutto il territorio conquistato con il conseguente sfollamento dei civili ampezzani e cadorini verso l’interno dell’Italia. Belluno con Udine sono le due più importanti città venete perdute, le aspetta un lungo anno di occupazione.

Reticolo di trincee sul Grappa

Il 30 ottobre il Comando Supremo emana le direttive per creare una linea di difesa ad oltranza, il massiccio del Grappa viene affidato alla 4ª Armata, l’ordine è di difenderlo ad oltranza, la sua caduta comprometterebbe la tenuta di tutto il fronte montano aprendo al nemico le porte della pianura Padana. Il baluardo Grappa diventa il cardine di raccordo tra il fronte Trentino e quello stabilizzatosi su Piave, il suo territorio venne suddiviso in quattro settori affidati ad altrettanti Corpi d’Armata; settore Col Moschin – Col del Miglio – monte Asolone al IX° C.d’A., settore Col delle Farine – monte Pertica – costone di Cà Tasson al VI° C.d’A., settore Col dell’Orso – monte Valderoa – Porte di Salton – Punta Brenta al XVIII° C.d’A., l’ultimo da Punta Brental – monte Tomba – Monfenera al I° C.d’A. L’armata prenderà, nell’aprile del 1918, la denominazione ufficiale di “Armata del Grappa”, raggiungerà la forza di oltre 300.000 uomini e 100.000 animali da soma, il comando venne affidato al generale Gaetano Giardino, futuro Maresciallo d’Italia. Sulla montagna si combatterono tre distinte battaglie, la prima per arrestare l’avanzata nemica fra novembre e dicembre 1917, la seconda difensiva per respingere l’attacco nel giugno 1918 e la terza offensiva, quella di Vittorio Veneto.

Caserma Milano e ingresso galleria V. E. III°

La “Battaglia d’Arresto” si combatte in due distinte fasi, dal 14 al 27 novembre e dal 11 al 21 dicembre, contro i reparti austro-tedeschi che riuscirono ad occupare gran parte del massiccio senza però sfondare le liee italiane. Nei combattimenti si distingue il tenente Erwin Rommel, comanda un reparto del battaglione da montagna del Württemberg, meglio conosciuto come “Volpe del deserto” per aver condotto con grande abilità tattica i combattimenti i nord Africa nella seconda guerra mondiale. Rommel viene decorato con la più alta onorificenza tedesca, riceve la “Pour le Mérite” a Schievenin nel dicembre del 1917, a riconoscimento degli atti di valore sul monte Matajur e a Longarone. Gli attacchi si concentrano contro la parte occidentale del massiccio, meno impervia e più facile da rifornire dalla sottostante val Brenta, particolarmente contro le alture che ne costituiscono il sistema difensivo tattico, Col della Beretta – Col del Miglio – Monte Asolone – Cima Grappa, il 21 dicembre, con un ultimo sforzo offensivo riescono ad attestarsi sulla cresta del Pertica, solo nell’ottobre del 1918 lo abbandoneranno in ritirata.

La “Battaglia Difensiva” è un’appendice della “Battaglia del Solstizio”, si combatterà principalmente lungo le due sponde del Piave. L’attacco scatta il mattino del 15 giugno, in poche ore il sistema difensivo è compromesso, occupata la cresta Pertica -Grappa, perso il Col Moschin, invase le trincee sul Coston difronte all’Asolone, interrotta la strada Cadorna i reparti austro-ungarici puntavano verso i Colli Alti, erano in marcia verso Solagna, prima di sera potevano tranquillamente raggiungere Bassano. La svolta decisiva, quella che chiude la pericolosissima falla, viene dagli arditi fatti accorrere coi camion fino in faccia al nemico, la loro azione sarà risolutiva ma a prezzo di pesanti perdite, una cima li consacrerà per sempre nella memoria collettiva della Grande Guerra: Col Moschin e un ufficiale, il capitano Ettore Viola. Per tutti i nostri combattenti valgono le parole dell’encomio del generale Giardino; “Alle 10 si era sul punto di essere perduti, a metà pomeriggio si era salvi, a sera era già la vittoria. Nella dura battaglia del giorno 15 giugno voi avete compiuto azioni da grandi soldati ed avete riportata sui nemici una bella e grande vittoria, per il nemico sanguinosa. Io ve l'ho detto. Ora, lo confessa anche il nemico nei suoi bollettini, riconoscendo la vostra fiera resistenza e la furia vittoriosa dei vostri contrattacchi che lo hanno ricacciato subito dai punti da principio conquistati. E, se lo dice lui, voi potete essere tranquilli che lo avete bastonato di santa ragione davvero! Ma è avvenuto qualche cosa di ancora più grande, che vi copre d'onore! Il servizio d'ordine, stabilito a tergo delle nostre linee ci segnala oggi, con la fede dei rapporti raccolti da tutti i settori, che, durante l'infuriare delle artiglierie e delle fanterie nemiche nella lunga battaglia, non ha avuto da prendere e da ricondurre sulle linee neppure un uomo in tutta l'Armata! Figli miei, lo non posso che dirvi: Bravi! e rilasciarvi questo diploma di onore. Vi addito tutti all'ammirazione ed all'amore della Patria!". A riconoscimento del valore il generale concedeva sul campo ai difensori del Grappa 272 medaglie di bronzo e ben 368 d’argento al Valor Militare, quelle d’oro saranno in totale 37 alla fine dei combattimenti.

Morti e vivi si confondono

La “Battaglia Offensiva” o meglio la “Battaglia di Vittorio Veneto”, dal 24 ottobre al 4 novembre 1918, il compito dei nostri reparti attaccanti era quello di impegnare al massimo le truppe nemiche bloccandole sulla montagna e consentire ai reparti schierati lungo il Piave di sfondare in pianura. La manovra ebbe l’effetto voluto, anzi richiamò addirittura reparti destinati al piano, la resistenza fu durissima quasi un’ultima disperata dimostrazione del valore del soldato austro-ungarico, per tutti valgono le parole del sottotenente Otto Gallian, assaltatore del K.u.k. I.R. 99, che a posteriori comprende l’inutilità di quella guerra: “In prigionia abbiamo mantenuto alto il nome della Patria, sublime e nobilissimo. Rivedere questa Patria fu la più terribile e amara delusione della mia vita ... Quella Patria per la quale abbiamo sofferto per anni, versando il nostro sangue, a cui abbiamo offerto i nostri spensierati, felici anni di gioventù e la nostra salute, e per cui milioni di uomini hanno rinunciato alla gioia delle loro famiglie e donato la loro stessa vita?” (Otto Gallian: “Monte Asolone – Kampf um einen Berg”).

Otto Gallian

Sul Grappa martoriato dai bombardamenti, pesantemente segnato dall’intervento umano, ritorna la pace, restano solo i silenziosi cimiteri degli eserciti dissanguatisi in inutili lotte; ed ai caduti che si pensa negli anni successivi alla guerra, ci si interroga per dar loro una degna sistemazione per preservarli dalle precarie sepolture nei cimiteri di guerra, esposti nelle alte quote alle intemperie e difficilmente raggiungibili. Per assicurarne l’integrità dall’inclemenza del tempo si pensa di ripararli in caverna, nel 1925 si inizia a scavare sotto cima Grappa un articolato sistema di gallerie destinate ad accogliere le salme dei soldati, il lavoro viene eseguito dal “Gruppo Lavoratori Gavotti”, lo stesso che ha realizzato la galleria Vittorio Emanuele. Il corpo centrale ha forma esagonale con sei gallerie perimetrali e sei radiali, una di queste si collega alla Vittorio Emanuele per dare continuità storica al complesso. Si accede al cimitero sotterraneo percorrendo la “Via Sacra”, questa collega l’ingresso monumentale al Sacello della Madonnina, i loculi erano destinati ad accogliere le circa 25.000 salme tumulate nei vari cimiteri di guerra. Finiti i lavori e iniziate le tumulazioni ci si accorge che le pareti trasudano tantissima acqua che non è possibile in alcun modo drenare, l’eccesiva umidità delle gallerie compromettono la conservazione delle ossa che rischiano di sfaldarsi in poco tempo, si bloccano le riesumazioni. Passano alcuni anni, e nel piano generale di sistemazione dei cimiteri di guerra si decide di costruire un sacrario militare sopra la cima della montagna, praticamente sovrasta quello sotterraneo inutilizzabile. I lavori iniziano nel 1932 e terminano nel 1935, si compone di due corpi, quello italiano contiene 12.625 salme, quello austro-ungarico 10.295, il 4 agosto 1936 in una nuova tomba monumentale viene deposto il Maresciallo d’Italia Gaetano Giardino, il comandante è ritornato fra i suoi soldati.

Il generale Giardino a cima Grappa

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