Pederobba - Val Vecia – Bivacco CAI

ITINERARIO

CENNI STORICI

Il percorso inizia da un luogo decisamente importante per la memoria della Grande Guerra, il Sacrario Francese; si trova lungo la strada statale 348, la Treviso – Feltre. Il sacrario raccoglie le spoglie di mille soldati francesi caduti sul fronte italiano, i loro nomi sono incisi alla base del monumento, solo 12 gli ignoti. Il monumento ha la forma di una grande muraglia, al centro due statue, la Madre Francia e la Madre Italia, che, unite nel dolore, sorreggono sulle ginocchia il figlio morto. Inaugurato nel giugno del 1937 in contemporanea con quello di Bligny, nei pressi di Verdun, che raccoglie le spoglie di 4.400 caduti italiani morti sul fronte francese, entrambi avevano lo scopo di ricordare e rinsaldare l’alleanza, e il reciproco contributo alla Grande Guerra.

Monumento ai Caduti Francesi ! Monumento ai caduti Francesi 2

 Pederobba, tranquilla cittadina della pedemontana veneta, non conosceva la guerra se non attraverso i racconti dei soldati che venivano in licenza, un eco comunque lontano, ma un nome sconvolse per sempre la sua tranquilla storia: Caporetto. In pochi giorni tutto venne travolto, l’avanzata inarrestabile delle truppe austro-tedesche provoca la ritirata della 4ª Armata dal fronte Dolomitico, le truppe si attestano sulla linea monte Grappa – Piave; Pederobba coi sovrastanti Monfenera e Monte Tomba ne è il cardine orientale.

Profughi Italiani

Sono giornate convulse, l’ordine di sfollamento provoca caos e angoscia nei cittadini, si parte per luoghi sconosciuti abbandonando alla guerra le case e il lavoro, raccolte le poche cose trasportabili si avviarono, oramai profughi, per strade diverse, un viaggio durato per un lungo anno. Il ritorno non fu meno tragico, le loro case erano ridotte ad un cumulo di rovine, i campi cosparsi di ordigni inesplosi, dodici lunghi mesi di guerra avevano distrutto secoli di tranquilla convivenza e duro lavoro. Destino comune a paesi e cittadine che sorgevano lungo le sponde del Piave, ben più triste la storia di quelli rimasti lungo la sponda orientale sotto l’occupazione nemica, lunghi mesi di fame e soprusi.

Chiesa di Pederobba in rovina

Il Monte Tomba, col Monfenera, è l’ultima propaggine del massiccio del Grappa che scende verso le sponde del Piave, lungo la cresta sommitale si stabilizzò la prima linea in quei convulsi giorni del novembre 1917, la spinta offensiva austro-tedesca tentava, provenienti dalla conca di Alano, un ultimo colpo di coda per sfociare in pianura. Dopo il forzato abbandono della stretta di Quero, sono le brigate Basilicata (91° e 93°) e Como (23° e 24°), pur duramente provate dai combattimenti di retroguardia, avevano occupato il giorno 17 la nuova e precaria linea lungo la cresta dei monti. Il nemico tenta più volte di scardinare la difesa del Monfenera, il 20 novembre lo “sperone” cade per tre volte in mano nemica e per tre volte viene riconquistato con contrassalti alla baionetta, la situazione si stabilizza il 26 quando i battaglioni alpini Val Cordevole e Courmayer riescono infine a rioccupare tutta la cresta infliggendo pesanti perdite ai reparti tedeschi. L’epopea dei nostri fanti e alpini si conclude il 27, giungono a dare il cambio alle nostre esauste truppe due divisioni francesi.

Il Piave e Pederobba visti dal Monfenera

Il 30 dicembre le truppe francesi, dopo un intensa preparazione combinata delle artiglierie italiane, francesi e inglesi, partono all’assalto delle linee nemiche, nel frattempo i reparti tedeschi dell’Alpen Korps erano stati sostituiti dalla 50ª divisione austro-ungarica. Il fulmineo attacco coordinato perfettamente coordinato con il fuoco avanzante dell’artiglieria mise fuori gioco anche le riserve che non poterono uscire dalle caverne di ricovero. I francesi a fronte di soli 54 morti e 205 feriti, tra i quali 9 ufficiali, catturarono l’intero presidio: 47 ufficiali e 1.371 soldati, 8 cannoni, 8 mortai da trincea, 53 mitragliatrici e ingente armamento leggero. Sul terreno si contarono più di 500 caduti nemici.

Truppe francesi verso monte Tomba

Il 21 marzo 1918 una devastante offensiva (operazione Michael) si scatenò in Francia, era il colpo di coda dell’esercito tedesco che tentava in extremis di sfondare in Piccardia prima dell’arrivo del grosso dell’esercito americano. In pochi giorni le truppe germaniche misero fuori combattimento la 5ª Armata Britannica occupando quasi 2000 chilometri quadrati, entrarono quindi in azione i cannoni a lunga gittata che iniziarono a colpire Parigi da 120 chilometri di distanza. Pochi giorni dopo iniziarono a rientrare in patria le divisioni francesi e inglesi, nella zona dell’alto Piave rimase la sola 23ª divisione.

Chasseurs francesi

Durante la battaglia del Solstizio (giugno 1918) due divisioni austro-ungariche (20ª e 48ª) tentarono nuovamente di sfondare la linea Monfenera – Monte Tomba, ma furono bloccate dal tiro di contropreparazione dell’artiglieria italiana e dal fallimento dell’attacco principale su Grappa. Il 30 giugno reparti francesi eliminavano definitivamente la presenza dei reparti nemici sulla linea contesa. La fallita offensiva austro-ungarica aveva ulteriormente esaurito le risorse nemiche, i segnali di disgregazione dell’impero erano evidenti e significativi, gli alleati premevano sul governo italiano e su Diaz per un azione risolutiva. A ottobre la situazione diventa favorevole, viene deciso di attaccare entro la fine del mese; è necessaria una vittoria che sani la ferita di Caporetto e ci consenta di essere alla pari degli alleati nelle future trattative di pace.

In prima linea sul Monfenera

Il 24 ottobre la 4ª Armata attaccò in forze su massiccio del Grappa per mantenere impegnate le riserve nemiche ed evitare che affluissero sul fronte del Piave vero obbiettivo dell’offensiva, era iniziata la battaglia finale. La 23ª divisione francese aveva il compito, passando il fiume a Pederobba, di scardinare il punto di collegamento fra il fronte montano e quello di pianura, dirigendosi poi verso Feltre e Belluno. L’attraversamento avvenne nella notte fra il 26 e 27, i genieri italiani e francesi erano riusciti a gettare due ponti in località Molinetto, passarono un reggimento di fanteria francese (107°), due battaglioni alpini (Bassano e Verona), reparti mitraglieri e vari aggregati. I fanti francesi riuscirono a superare l’erta scarpata, un brusco dislivello di 35 metri, e a creare una solida testa di ponte, gli alpini incontrarono una forte resistenza ma rimasero sulle posizioni. Nel frattempo i ponti era stati distrutti dall’artiglieria, i reparti schierati sul Monfenera e Tomba attaccano su tutta la linea con l’obbiettivo di occupare la conca di Alano e Quero e risalire quindi lungo la sponda occidentale del Piave sempre in direzione Feltre – Belluno, il loro compito è quello di tagliare la ritirata alle truppe schierate su Grappa. Ricostruiti i ponti passano i restanti reggimenti francesi e il grosso della 52ª divisione italiana, il 29 inizia l’attacco decisivo, viene occupata Valdobbiadene con le alture che la dominano, nella notte fra il 30 e il 31 inizia la ritirata, la 23ª divisione francese dirige lungo l’asse Carpen-Feltre-Fonzaso. Il giorno 31 il generale francese Graziani ordina alla sua 23ª divisione di “spingere risolutamente su Feltre” e di puntare su Pedavena, occupato il Monte Avena i reparti esauriscono gli spazi di manovra, il 4 novembre arriva l’ordine di trasferirsi in pianura, fra Castelfranco e Montebelluna, dove sarebbe stata poi raggiunta dalla 24ª divisione proveniente dall’Altopiano di Asiago.

 

 

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